La transazione ecologica entra nelle nostre vite

L’ambiente è entrato nella Costituzione italiana. In questi momenti, nei quali l’infodemia procura un’inevitabile scarsità di attenzione alle notizie, questa novità potrebbe non essere accolta come una rivoluzione. Invece, si tratta di un passo fondamentale, una vera pietra miliare per il futuro che vogliamo costruire assieme al resto del mondo.

La sensibilità per i temi legati all’ambiente è profondamente mutata nel corso degli ultimi anni. Si tratta di un dato di fatto che non sempre si accompagna a misure pesanti, impattanti e decisive quanto sarebbero invece gradite dalla maggioranza della popolazione, non solo italiana ma anche europea e mondiale.

L’articolo 9 della Costituzione è tra quelli che determinano i principi fondamentali: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. la legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. L’articolo 41, invece, regola i Rapporti economici: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.

Le modifiche introdotte (evidenziate nel testo) non sono di poco conto, ma rappresentano una base forte per proseguire lungo la strada che tanti di noi hanno già iniziato a calcare con decisione. Una strada di consapevolezza nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità, che deve viaggiare parallela alle nostre iniziative economiche, al lavoro, alle attività che incidono su tutto ciò che ci circonda.

Dare un senso al domani

Il nostro Paese ha affidato l’ambito di competenza ad un ministro (Roberto Cingolani) e spetterebbe al suo dicastero portare avanti le politiche energetiche, ma anche ambientali, in grado di condurci verso un mondo più sostenibile, con un tasso maggiore di produzione energetica da fonti rinnovabili, con una mobilità che non faccia pagare prezzi insostenibili per noi e per le future generazioni.

Tutto ciò significa fare pace con l’ambiente, rispettare il concetto di fonti che non sono inesauribili e pensare ad un comportamento che si ispiri all’economia circolare, partendo dagli impegni dei singoli individui per raggiungere quelli delle imprese. E noi tutti, è l’invito che fanno i nostri governanti, dovremmo spostare il nostro orizzonte temporale oltre al 2030, come indica anche l’Europa, fissando il traguardo di conseguire la neutralità carbonica nel 2050. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU) è dunque solo una prima destinazione lungo il viaggio dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, avviati ufficialmente nel 2016 con l’impegno a raggiungerli entro il 2030.

 

Attenti al green washing

La difesa dalle notizie false, o fake news che dir si voglia, è ormai diventata una specie di consapevolezza. Ma difendersi non è sempre così semplice e in molti casi affiancare tematiche note e attuali a scopi decisamente poco nobili costituisce un pericolo lungo l’itinerario che ci porterà verso un mondo migliore.

È il caso del cosiddetto “green washing”, neologismo sempre più di uso comune per indicare la pessima pratica di chi – soprattutto aziende – utilizza la sostenibilità ambientale per fini promozionali. Per proteggerci, sono state anche introdotte norme di legge, riferite soprattutto ai messaggi pubblicitari. Ma spesso la comunicazione può essere volutamente e abilmente ingannevole. Si moltiplicano i casi di azioni per le quali, solo per apparire “green”, si utilizzano termini, rapporti, claim che non corrispondono alla realtà dell’azienda o del prodotto.

La sostenibilità ambientale di una “merce” può derivare dalla sua composizione, dal metodo di produzione, dall’utilizzo ridotto di energia o di sostanze inquinanti. Ma se si dichiara il falso, si può parlare di “green washing”, ovvero marketing ambientale fuorviante.

Più difficile riconoscerlo se il riferimento è generico, all’attività dell’azienda o ai comportamenti della stessa. A mano a mano che le tematiche ambientali e di sostenibilità economica e sociale si faranno largo nella nostra società, nel nostro quotidiano, dovremo fare affidamento sull’informazione – oltre che su coloro che gestiscono la giustizia – per  provare a scoprire chi vuole ingannarci.

Dati veritieri e scientificamente verificabili costituiranno la base per ogni riscontro, ma sarà la nostra attenzione a fare la differenza.

 

Azioni concrete di sostenibilità

In merito alle tematiche ambientali e di benessere, le aziende che vogliono stare lontane dalle parole vuote possono farlo con azioni concrete, che siano in grado di dare significato al cambiamento ecologico e sociale.

STL ha già scelto. Ha acquisito consapevolezza grazie alla stesura del Bilancio del Bene Comune e diventando Società Benefit nel 2021, dichiara nei suoi documenti statutari l’impegno di continuare ad operare in modo responsabile perseguendo finalità di beneficio comune. Aderire a progetti in grado di aggiungere valore etico e ambientale è una delle strade più efficaci che si possono percorrere, soprattutto da parte di imprese, enti pubblici e realtà no profit. Riforestazione e piantumazione, per esempio, rappresentano due modi di agire per dare un contributo in modo pragmatico a migliorare un mondo che inizia dall’Altopiano di Asiago e continua fino al Madagascar dove, grazie a contributi concreti, le pagine stampate vengono compensate con nuove alberature.

Ma sostenere il cambiamento significa anche valutare fornitori e filiera sulla sostenibilità ambientale, appoggiare associazioni no profit, partecipare a iniziative di altri ma che sposano la filosofia aziendale, preferita tra molte, per crescere cambiando.

Passare dalla vendita del prodotto all’offerta di conoscenza, cultura e consulenza non è un processo semplice e veloce, ma è una scelta precisa. Per STL le aziende non sono oasi nel deserto ma realtà integrate nel territorio, con funzione sociale e impatto sull’ambiente. Del resto, come sosteneva Adriano Olivetti, imprenditore italiano del Novecento sempre saldamente attuale nei suoi insegnamenti: «… l’impresa non ha come unico scopo il profitto».